CONFRATERNITA DI SANTA CATERINA

La Compagnia o Confraternita di Santa Caterina è la più antica di Vercelli: sorse nel 1350, con il nome di “Congregazione di Santa Maria della Misericordia”.
Il cambiamento dell’intitolazione a Santa Caterina è attestato nel 1382. I più antichi statuti risalgono all’inizio del Seicento, ma verosimilmente contengono le prescrizioni coeve dell’erezione della Confraternita.
Nel primo articolo si stabiliva che tutti i fratelli della compagnia si riunissero ogni prima domenica del mese e andassero per la città o restassero nella chiesa della confraternita “facendo la disciplina”.
Gli assenti ingiustificati incorrevano nella pena di flagellarsi da soli per la città sino all’altare della Madonna in Duomo.
Per questo motivo i confratelli erano noti da sempre presso il popolo vercellese come i Battuti di Santa Caterina ed erano anche facilmente riconoscibili per il loro abito di tela bianca qualmente di pallor di morte,  come ricordava il Cusano nel 1361.
Grazie al cospicuo lascito di Antonio Bauzolio, la confraternita poté erigere non solo la chiesa citata negli statuti, ma anche un Ospedale intitolato in un primo tempo a San Giovanni Battista. Questo Ospedale aveva duplice funzione: casa di ospitalità per i forestieri e per i frati pellegrini, che però non dovevano fermarsi più di tre giorni, e di nosocomio per i confratelli malati. La sua attività cessò nel XVII secolo.

Grazie a lasciti testamentari ed a benefattori eccellenti, tra cui Bianca Maria di Savoia, nel 1486, la Confraternita poté incrementare l’attività caritativa dedicandosi anche ai poveri, per i quali venivano fatte periodiche distribuzioni di sale e pane; all’inizio del XVII secolo vennero pure istituite tre doti per ragazze povere.
Indubbiamente la confraternita ebbe molta visibilità sul territorio; ciò è dimostrato anche dalle testimonianze architettoniche ed artistiche che ancora oggi si possono trovare nella chiesa di S. Caterina, in via Feliciano di Gattinara.
L’attuale edificio risale alla prima metà del ‘700, quando si cambiò l’orientamento dell’edificio precedente, già ricco di prestigiose opere artistiche. Ancora oggi, infatti, si possono trovare nell’oratorio tracce degli affreschi dipinti da Bernardino Lanino, che circa nel 1560, dipinse un ciclo dedicato alla vita della Santa. Gran parte del lavoro del Lanino è attualmente conservato al Museo Borgogna.
Nel 1743 Pier Francesco Guala dipinse sulla volta l’estasi di Santa Caterina e due pale d’altare rappresentanti la Consegna delle Chiavi e la Predicazione del Battista.
Anche l’esterno della chiesa presenta pregevoli testimonianze artistiche: la Decapitazione di Santa Caterina dipinta dal “Moncalvo” sopra la porta d’ingresso ed una Flagellazione, raffigurata sul fianco esterno sinistro, attribuita all’arte spanzottiana od alla bottega di Aimo Volpi, recentemente oggetto di un accurato restauro. Sempre sul fianco sinistro, in alto, si trova una scultura cinquecentesca che rappresenta Santa Caterina d’Alessandria con i suo attributi: la ruota, la palma del martirio e la spada.

La chiesa conserva uno degli organi dei fratelli Serazzi, che dal 1865 dovettero accompagnare la Scuola di Canto della confraternita che si esibiva esclusivamente a scopo sacro. Non mancarono i lavori di altri artisti ed abili artigiani locali, tra cui Giovanni Martino Sezzano, che nel 1746 scolpì un Crocifisso ligneo.
In epoca più recente, la cura della chiesa venne affidata alla Clarisse, che vi si trasferirono nel 1878 e vi rimasero fino a pochi anni or sono.
La Confraternita di Santa Caterina fu una delle prime a dotarsi di una macchina; l’Inventario delle Scritture ricorda che nell’anno 1736, a 24 marzo per pietà e maggiore devozione di alcuni confratelli si è fatta la macchina rappresentante “Christo Nostro Signore Orante nell’orto”, quale si porta nella Processione del Giovedì Santo. Purtroppo non si conosce il nome dell’artista che realizzò la scultura.
Le statue sono a grandezza quasi naturale.
Alla macchina veniva attribuito un potere quasi taumaturgico: dal 1856, infatti si prese l’abitudine di portarla gratuitamente presso ogni infermo della città che lo richiedesse. Pare inoltre che questo gruppo statuario sia il più pesante e che alcuni vercellesi in passato scegliessero apposta di portarlo in processione per voto.
Nella storia della Confraternita di Santa Caterina, un ruolo importantissimo ebbe il conte Ignazio Alciati, Priore nel 1759. In quell’anno organizzò una riunione con i Priori ed i Sindaci delle confraternite che possedevano una macchina ed organizzò con loro la prima processione, in sostituzione alle sfilate che queste confraternite svolgevano autonomamente la sera del Giovedì Santo.

- Testo tratto dal sito ufficiale della Confraternita di Santa Caterina.
- Foto tratte dal sito ufficiale della Confraternita di Santa Caterina.